NEWSLETTER

Newsletter n. 47 settembre 2023

Mindfulness & Cohousing

Con Mindfulness (traducibile con consapevolezza di sé oppure piena coscienza) si intende un atteggiamento che si coltiva attraverso una pratica di meditazione.

Con Cohousing (traducibile con co-residenza) si definiscono degli insediamenti abitativi composti da alloggi privati, corredati da ampi spazi comuni (coperti e scoperti) destinati all’uso collettivo e alla condivisione tra i co-residenti (in inglese cohousers).

Entrambi condividono la pratica in comunità.

Nel primo caso la comunità che pratica gli insegnamenti della Mindfulness si definisce Sangha mentre nel secondo caso la comunità che condivide spazi e servizi è una Comunità Intenzionale di co-housers.

Per abitare in modo serenamente collaborativo, formando una comunità intenzionale, è opportuno essere consapevoli di sé e aver chiarezza in ciò che si vuole portare nel gruppo. Individui consapevoli che hanno la capacità di praticare gli addestramenti della mindfulness riescono a superare quelle difficoltà che quotidianamente si incontrano nel vivere insieme come: conflitti, rabbia, paure, intollenza, ansia ecc. Questo comporta una ricaduta concreta in termini di benessere delle persone che vogliono praticare l’abitare collaborativo.

Alcune persone, che si avvicinano a modelli abitativi collaborativi come: il cohousing, ecovillagi e co-living, hanno fatto percorsi di crescita personale che, per varie vie, hanno portato a questa consapevolezza interiore di voler essere una risorsa per il gruppo. Altre invece, approdano al vivere in comunità per l’esigenza di soddisfare i propri bisogni personali.

Nella storie delle comunità intenzionali in tutto il mondo è risultato evidente che il livello di successo e di serenità di queste comunità dipende proprio da questa consapevolezza degli individui.

Essere una risorsa o essere un problema per il gruppo?

E’ una domanda che ognuno può porsi prima di lanciarsi in un progetto di comunità abitativa che richiede l’investimento di risorse di tempo, energia e denaro.

Evidentemente alcune persone non sono consapevoli di essere un problema per il gruppo … e poi chi siamo noi per giudicare chi è adatto da chi non lo è? Invece di attivare le nostre valutazioni giudicanti, che hanno un effetto dannoso sulle nostre relazioni, impariamo a respirare con consapevolezza, a sospendere il giudizio e provare a dialogare con calma e serenità impegnandoci a migliorare la capacità di ascolto profondo.

Facile a dirsi ma … in pratica come fare?

Trascorrere una settimana praticando, dall’alba al tramonto, i 5 Addestramenti alla Consapevolezza, nel New Hamlet del Plum Village in Francia ha permesso di percepire con chiarezza e lucidità che, l’acquisizione di queste abilità e l’impegno di praticarle nella vita quotidiana, sono una risorsa preziosissima sia per l’individuo che per il gruppo.

In diversi articoli scientifici si parla dei benefici della mindfulness sull’individuo.

Benefici che vanno dal riconoscere e migliorare la gestione delle emozioni, la rabbia, l’ansia, le paure. Migliorare la capacità di gestire la sofferenza fisica e psichica. In altre parole è dimostrato che essere capaci di praticare la mindfulness migliora la sensazione di benessere, l’umore, la vita sociale, l’autocontrollo e quindi la nostra salute.

Insomma saper praticare le varie forme di respiro e meditazione aiuta a vedere le cose con maggior chiarezza e maggior prospettiva e dona una serenità interiore. Non puoi controllare quel che succede nel mondo, ma puoi gestire la qualità della tua mente.

Individui consapevoli e sereni fanno una grande differenza nel mondo  

Nella piena consapevolezza che, almeno nel breve periodo, non tutti possano permettersi di imparare a praticare la mindfulness frequentando il famoso Plum Village fondato dal Maestro Zen Thich Nhat Hanh  abbiamo il desiderio di contribuire a seminare dei germogli di questa pratica. Quindi, se leggendo queste riflessioni avete intuito che imparare e praticare queste abilità vi possa cambiare la vita in positivo … allora un consiglio adatto a tutti é di approfondire,  magari leggendo un libro o scaricando l’app del Plum Village.

Da parte nostra, se ci segnalate il vostro interesse via mail (cohousingtrentino@gmail.com) siamo disponibili ad organizzare un incontro di pratica a Trento o dintorni.

Newsletter n. 46 aprile 2023

A Lavarone la prima cooperativa di comunità energetica in Trentino (CER): che potrà auto-generare risorse anche per l’abitare collaborativo in cohousing 


Eh già. Il mondo si evolve rapidamente e – con tanto impegno e competenze – si riesce anche ad imprimere una svolta positiva verso iniziative 
energicamente e socialmente sostenibili 🌱

❌ Coniugare le energie rinnovabili, il risparmio energetico e l’abitare collaborativo ❌


Nasce “Green Land”, la nuova comunità di energie rinnovabili dell’Alpe Cimbra in Trentino: è una cooperativa di comunità, la prima in Trentino nel suo genere, promossa dal comune di Lavarone, che coinvolge pure le realtà territoriali dei comuni di Folgaria, di Luserna e dell’Altopiano della Vigolana.


Il giorno 12 aprile 2022 è stata costituita la Comunità energetica rinnovabile “Green Land” con sede a Lavarone (Trento), in occasione di un evento pubblico tenuto presso il Centro congressi del comune. Questo nuovo soggetto ha assunto la forma giuridica della Cooperativa di comunità e opererà nel territorio dell’Alpe Cimbra in Trentino mettendo in rete operatori economici, sociali e culturali per promuovere non solo la sostenibilità energetica, ma anche quella economica e sociale dell’intero distretto locale.

Nel corso dell’ultimo anno il Comune di Lavarone ha promosso la creazione di una comunità energetica sotto forma di cooperativa di comunità, che è stata finalmente portata alla sua costituzione formale. Nel frattempo ha anche realizzato un piano di fattibilità per la trasformazione di un immobile, in zona centrale e ben servita, in un cohousing energicamente sostenibile.  Per dettagli sul progetto clicca QUI

Si tratta di un soggetto che abbraccia l’intera Alpe Cimbra come bacino ideale, per fungere da comunità energetica sostenibile e per essere strumento di coesione e di sviluppo socio-economico per un’intera area territoriale caratterizzata dalle medesime peculiarità e potenzialità. “Green Land società cooperativa di comunità” ha la missione di creare sinergie tra i diversi operatori economici, l’associazionismo locale e la cittadinanza non solo per produrre, consumare e scambiare energie da fonti rinnovabili, ma anche per promuovere e gestire iniziative di rilevo economico, culturale e sociale a beneficio dell’intero territorio di riferimento secondo quanto previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Il Comune si è avvalso del supporto della società di consulenza Elea per avviare un processo partecipato che nel corso degli ultimi mesi ha condotto all’adesione dei diversi operatori economici del territorio (imprese alimentari, turistiche e commerciali) oltre che dei singoli cittadini. EPQ è il partner che curerà il rapporto con GSE, il gestore nazionale dei servizi energetici. La comunità energetica si avvarrà pure di ROSE, una piattaforma tecnologica messa a punto da Maps per gestire la produzione e il consumo di energia da parte degli impianti in dotazione, così da ottimizzare l’autoconsumo collettivo.

Importante è stata la collaborazione con la Federazione trentina delle cooperative e lo staff della Provincia autonoma di Trento per collaudare modelli istituzionali e processi operativi da applicare in successive esperienze presso altri contesti locali.

Newsletter n. 45 gennaio 2023

Creare città amiche degli anzianianche grazie all’abitare collaborativo in cohousing 

Vi ricordiamo che questo mese è in edicola la rivista Terra Nuova che ha realizzato una completa indagine sul come il vivere insieme in Cohousing sia un modello abitativo sempre più richiesto. Ecco lindice degli argomenti trattati 

Creare città amiche degli anziani è una sfida europea fondamentale che porterà benefici agli stessi anziani ma anche alle generazioni più giovani che, volenti o nolenti, si fanno carico, con tanta fatica, dei genitori che invecchiano. Ricordiamoci che ci sono anche anziani che non hanno figli o, se li hanno, vivono lontani. E ci sono anche figli che non intendono, per varie ragioni, farsi carico dei propri genitori.

Che più del 20% della popolazione dell’Europa abbia più di 65 anni, lo sappiamo tutti . Forse non ci è chiaro che ciò la rende il continente più vecchio del mondo
 
Entro il 2050, quasi un cittadino UE su tre sarà un over65. Secondo “POLITICO Europe”, questi dati rappresentano una grande sfida per le città europee che attualmente non hanno i servizi e le infrastrutture per soddisfare le esigenze degli anziani. Per questo “l’universo anziani” è tra le politiche europee più urgenti e su cui concentrare risorse e competenze.
 
 “Il Covid è stato un campanello d’allarme per le città perché le ha costrette a prestare attenzione agli anziani, il gruppo che era più vulnerabile nella pandemia”.  Secondo POLITICO, “una delle più grandi sfide per le città dell’UE è l’alloggio degli anziani urbani che non vogliono trascorrere i loro anni d’oro in case di riposo, ma rischiano di essere isolati”.
 
La testata cita sul tema vari esempi di politiche per migliorare la situazione, tra cui anche quelli di Lisbona, Breda, Lubiana e, in Italia, di Udine. Alcuni si sono concentrati sulla mobilità. La scorsa settimana, Lisbona ha annunciato che i residenti di età superiore ai 65 anni non dovranno più pagare per accedere al sistema della metropolitana, agli autobus pubblici, alla maggior parte delle linee ferroviarie e all’iconica rete di tram gialli della città. “Dovremmo certamente rendere gli autobus e i tram facili da usare per le persone anziane, ma anche seguire l’esempio di luoghi come Londra, che ha cercato di incoraggiare la mobilità attiva con iniziative in bicicletta rivolte a questo gruppo”. 
 
Per noi che viviamo in Trentino, in cui gli anziani sono spesso ancora sportivi, potrebbe essere senz’altro utile ad incoraggiare una longevità attiva, la messa a disposizione degli impianti di sci da fondo gratuitamente e magari anche il sostegno di maestri di sci e di un organizzazione che, come la SAT per il cammino in montagna, si adoperi nella divulgazione di tutte le discipline che aiutano a stare bene in salute. Qualcosa il Comune di Trento e forse anche altre organizzazioni stanno facendo ma è uno sforzo ancora molto limitato rispetto al fabbisogno.
 
Una delle maggiori sfide per le città dell’UE è quella di ospitare cittadini anziani che non vogliono trascorrere i loro anni d’oro nelle case di riposo ma rischiano di rimanere isolati. INDIPENDENTI MA NON ISOLATI !
“Gli anziani ora non vogliono essere come i loro genitori: sono determinati a rimanere autosufficienti. Ciò non significa che vogliono vivere da soli: c’è molto interesse per la vita in comune”. 
A Lubiana, le autorità cittadine stanno cercando di soddisfare tale desiderio riservando una politica abitativa pubblica di Social-Senior-Cohousing. Il sottosegretario alla sanità e all’assistenza sociale di Lubiana, ha affermato che la città ha anche istituito un programma in cui gli anziani possono vendere i loro appartamenti all’autorità per gli alloggi della città in cambio di uno stipendio mensile in affitto e del diritto di soggiornare in quell’alloggio per il resto della loro vita. “Vogliamo che gli anziani abbiano il diritto di prendere decisioni su dove e come vogliono vivere nei loro anni avanzati”,
 
Nella città di Udine, dove gli ultrasessantacinquenni costituiscono il 27% della popolazione, i politici locali affermano che il loro obiettivo è consentire alle persone anziane di vivere in modo indipendente senza sentirsi sole. Il raggiungimento di tale obiettivo richiede anche investimenti che vadano oltre il soccorso immediato alla popolazione anziana e affrontino le disuguaglianze sistemiche più profonde che influenzano il modo in cui le persone invecchiano. 
“Dobbiamo assicurarci di affrontare questi problemi prima che le persone siano troppo vulnerabili perché tali disuguaglianze si accumulano e sono più difficili da affrontare in seguito”.
“La maggior parte dei nostri residenti più anziani sono donne che vivono da sole e siamo sensibili al fatto che la solitudine può contribuire a problemi di salute come la demenza“, ha affermato la coordinatrice del progetto Città sane di Udine. “Abbiamo creato una serie di strutture di soccorso per assicurarci che qualcuno stia controllando quelle persone e aiutandole con cose come fare la spesa o fare piccole riparazioni a casa”. Vogliamo anche arginare il crescente risentimento e il conflitto familiare tra giovani ed anziani che si vedono entrambi in difficoltà con l’aumentare della rabbia e delle frustrazioni.
 
Segnaliamo anche il caso di Treviso, che è una delle best practice tra le più praticabili già attive in Italia. Click QUI.
 
Con Cohousing Trentino abbiamo, da molti anni, contribuito a sensibilizzare politici, istituzioni e organizzazioni che a vario titolo si occupano delle politiche abitative, sociali e sanitarie. Coloro che già conoscono l’esistenza di modelli abitativi collaborativi come il Cohousing chiedono a noi di organizzare eventi di divulgazione e di sensibilizzazione sui benefici di vivere in modo collaborativo. Tuttavia noi, da soli, siamo solo un faro nella notte. Ma siamo esperti e professionisti a disposizione per sederci ad un tavolo, in una Commissione o qualsivoglia strumento di decisione politica che rappresenti l’innovazione sociale.
 
Questo articolo fa parte del Global Policy Lab di POLITICO, un progetto di giornalismo collaborativo che esplora il futuro delle città. Leggi l’articolo in inglese (originale) o ascoltalo (circa 4 minuti) cliccando QUI
<>
 
Ecco un immagine che mette in evidenza il livello del problema di gestione degli ANZIANI in Europa. La colonna rosso scuro è la proiezione delle persone ultra 65, al 2050, nei vari continenti.

Newsletter n. 44 novembre-dicembre 2022

Regalati un mondo diverso 🎁

L’anno che sta per finire ha portato molte preoccupazioni e tanti hanno bisogno di una svolta per uscire dal tunnel degli eventi negativi: pandemia, guerra, precarietà, cambiamenti climatici ecc… BASTA 🆘

Noi di Cohousing Trentino vi regaliamo almeno 3 💝 buone notizie

A voi la scelta di quale livello di soddisfazione volete raggiungere nel nuovo anno: 

  1. 🎁 Cohousing: un modello abitativo ricco di futuro
  2. 🎁 CLIPS: un programma formativo per guidare progetti di comunità 
  3. 🎁 Cohousing di Albiano: un progetto pubblico in fase di realizzazione 

Il primo livello è accessibile ed interessante per TUTTI perché richiede pochissimo impegno e ti permette di entrare in un altra dimensione dell’abitare e del vivere. Come? Basta andare all’edicola più vicina e, dopo l’epifania, comprare la rivista mensile di gennaio “Terra Nuova” che contiene il ricco dossier intitolato: “Cohousing: un modello abitativo sempre più richiesto” (nella foto in anteprima). Segnatelo in agenda per non dimenticarlo 😉.

La brava giornalista, Cristina Diana Bargu, ha fatto un viaggio nel mondo del Cohousing in Italia e, intervistando vari protagonisti (anche noi di Cohousing Trentino) ne ha tracciato la storia: “Tredici anni fa, in Italia, nascevano i primi Cohousing, modelli abitativi che pongono al centro l’equilibrio fra spazi privati e spazi condivisi. Oggi, di Cohousing se ne sente parlare sempre di più. Ci siamo domandati a che punto siamo oggi, cosa è cambiato da allora e verso quale possibile futuro si dirige questo modello abitativo”.

Il secondo livello è un pò più impegnativo ed è rivolto soprattutto ad educatori, mediatori, coach, responsabili di associazioni che hanno già un esperienza di lavoro con gruppi e che sono interessati ad apprendere il più avanzato metodo di Facilitazione europeo. Si chiama “CLIPSed è un percorso formativo, ben strutturato in 6 tappe, che permette a dei professionisti già dotati di un bagaglio di esperienza di mettersi in gioco e lavorare oltreché sulla propria crescita personale anche sull’acquisizione di una straordinaria metodologia. E’ stato progettato per creare, anche in Italia, un team di Facilitatori Esperti da affiancare ai pochi già esistenti. Vuoi farne parte anche tu? In sintesi, si tratta di un approccio integrato alla facilitazione utilizzato nelle più longeve comunità intenzionali d’Europa. Il progetto è stato inizialmente finanziato dall’UE per condividere strumenti e buone pratiche e per sostenere nuove forme dell’abitare e del progettare la società. Promette di far acquisire quelle competenze sociali e relazionali che, non solo permettono di stare a proprio agio insieme agli altri ma, abilitano alla gestione di gruppi e, passo dopo passo, a supportare il nascere di comunità abitative come il Cohousing e gli Ecovillaggi. Per conoscere il programma e tutte le informazioni, i dettagli delle date, luoghi ecc. vi rimandiamo, alla fine di questa lettura, alla loro pagina Facebook. 

Il terzo livello è invece quello di coloro che sono andati oltre al solo pensare e desiderare di abitare insieme ad amici in modo collaborativo. Loro sono già passati al fare. Infatti si sono candidati e stanno partecipando alla selezione per avviare il primo progetto di comunità di Cohousing pubblico in Trentino.

La Presidente della Commissione, Isabella Ravanelli, Assessore alle politiche socio assistenziali del Comune di Albiano ci ha aiutato a tracciare un breve identikit dei partecipanti. Sono state ben 55 le domande presentate di cui 30 da fuori provincia. 

  • 45 ammesse e 10 escluse per mancato raggiungimento del reddito minimo previsto dal bando
  • 24 domande presentate da uomini e 21 domande presentate da donne
  • 14 domande da soggetti under 35, 18 domande da soggetti tra 36-50 anni e 13 domande da soggetti over 50 anni (di cui 10 over 65)
La Commissione sta ora valutando i partecipanti con colloqui individuali e collettivi mirati sia alla conoscenza dei potenziali cohousers che alla comprensione delle loro disponibilità e delle qualità che vorranno mettere in gioco. Verrà poi pubblicata una graduatoria dei selezionati a cui verrà offerto un contratto di locazione a canone moderato. Se ci saranno delle rinunce si procederà in ordine di punteggio totale. 
Sebbene, tra gli esperti, ci sia molto scetticismo sulla scelta di formare di una comunità per “bando di selezione“ dobbiamo rilevare che, in questa occasione, la PA ha dovuto affrontare un gran numero di aspetti burocratici finora giudicati insormontabili e dove altri hanno desistito. Per la prima volta, in questi dieci anni di lavoro e dialogo con la PA, abbiamo trovato un gruppo di funzionari e dirigenti che davvero lavorano nell’ottica della semplificazione burocratica. Quindi siamo soddisfatti e molto collaborativi e in attesa di venire interpellati per progettare un percorso di supporto formativo adeguato a garantire la buona riuscita di questo primo progetto. In tanti ci scrivono che non hanno potuto partecipare e che sperano ci sarà presto un altra occasione. Anche noi, nella logica di avere in Trentino una vera politica abitativa che incentiva il cohousing.
 
Appendice CLIPS: 
Consigliamo a chi è interessato di agire subito perché entro il 15/1/23, per i primi 10 iscritti, c’è una riduzione sul costo del modulo
Per ISCRIVERSI mandare una mail (con allegato breve CV che dia particolare rilievo alle esperienze di facilitazione già fatte) a: clips.rive@gmail.com e informare, in copia per conoscenza, anche  cohousingtrentino@gmail.com
 
Trovate tutte le informazioni nel loro sito e nella pagina FB di Clips Italia: CLICCANDO QUI
 

A mille ce n’è … nel mio mondo di fiabe da narrar 🎶 … Venite con me in un mondo fatato per sognar 🧚‍♀️

Newsletter n. 43 settembre-ottobre 2022 

Cohousing in Trentino e in Italia: facciamo il punto della situazione 

Con il cohousing la rigenerazione urbana si fa comunità! 

E’ lo slogan con cui Homers, il nostro partner a Torino, in un intervista rilasciata ad “Italia Che Cambia” spiega quanto la rigenerazione urbana sia il motore di una sostenibilità sia umana che ambientale.Cohousing, comunità, ecologia, economia circolare, facilitazione, progettazione condivisa, comunità energetiche. Sono alcune delle parole chiave che caratterizzano le politiche di rigenerazione urbana. 

Inserire le prime sperimentazioni del modello abitativo collaborativo in cohousing promosse dal Comune di Albiano (progetto che abbiamo ampiamente descritto e promosso anche nella precedente Newsletter) e dal Comune di Lavarone (progetto a cui dedicheremo una prossima Newsletter) in un più ampio disegno politico di rigenerazione urbana è fondamentale per il nostro prezioso territorio. 

Infatti, è evidente agli occhi di tutti, cittadini e governanti, che ci sono troppi immobili pubblici e privati (anche appartenenti al Clero) che sono abbandonati o in vendita. Un ampio patrimonio pubblico e privato che, se non sarà subito oggetto di politiche di rigenerazione, diventerà il simbolo del degrado del territorio pregiato in cui viviamo.

Se guardiamo in dettaglio l’ambito privato, vediamo che, in questa regione, ci sono oltre un centinaio di alberghi privati in vendita. Molti sono già stati offerti ad aste giudiziarie andate deserte. Significa che l’interesse turistico per quel tipo di immobile si è esaurito e che sarebbe senz’altro utile convertirlo a destinazione d’uso residenziale. In particolare, vincolarlo alla fattispecie di un progetto di riqualificazione energeticamente, socialmente, ambientalmente ed economicamente sostenibile e non farlo diventare oggetto di speculazione immobiliare. 

In parole povere: un progetto di cohousing in cui una comunità abitativa diventi anche comunità energetica!

La rigenerazione degli immobili è un processo “win-win” dove vincono sia i cittadini con il loro bisogno di abitare in case confortevoli e a basso costo energetico, che le amministrazione perché possono promuovere processi virtuosi di  solidarietà e risanamento energetico dell’intero territorio. Per questo i Sindaci e l’amministrazione provinciale giocano un ruolo importante nella pianificazione del territorio.

I nostri complimenti vanno ai Sindaci coraggiosi e lungimiranti che agiscono per promuovere questo tipo di progetti. 

Da quando, nella Provincia Autonoma di Trento è arrivato un riconoscimento giuridico puntuale che introduce il modello del Cohousing fra le pratiche abitative provinciali, si sta aprendo lo spazio per una reale transizione ecologica ed ambientale. Per questo seguiremo con grande interesse i progetti di Albiano e di Lavarone nella speranza che, a ruota, altri Sindaci, albergatori, imprenditori guardino al futuro cogliendo questa grande opportunità. In molti ci hanno chiesto di definire gli elementi fondamentali di questo tipo di progetto.

Le caratteristiche essenziali di un progetto di cohousing che recuperi il patrimonio immobiliare dismesso cercando di attivare meccanismi di innovazione sociale sono queste:

 

  1. Essere orientato alla creazione di una comunità intenzionata ad abitare in modo collaborativo. Nella ristrutturazione dell’edificio (fatta possibilmente con una progettazione partecipata insieme ai residenti) devono quindi essere presenti anche spazi comuni (per questo gli alberghi dismessi e le case di riposo sono particolarmente idonei) che diventeranno il luogo della condivisione dei servizi e delle attività. Va da sé che la costituenda comunità debba, da subito, essere facilitata e supportata nell’acquisire le competenze sociali necessarie a vivere insieme. Attivare quindi parallelamente alla ristrutturazione dell’edificio un percorso formativo e di supporto della comunità realizzato da Facilitatori qualificati.
  2. Essere ambientalmente ed energeticamente sostenibile. Con la crisi energetica che stiamo attraversando è fondamentale che l’edificio sia ristrutturato con criteri di rispetto e valorizzazione dell’ambiente e che abbia Zero costi energetici. Le comunità energetiche, che anche il PNNR sta promuovendo in ambito europeo, ne sono esempio virtuoso.
  3. Essere intergenerazionale. Puntare alla partecipazione di qualsiasi tipologia familiare, dai single alle famiglie con figli, dai giovani agli anziani, anche provenienti da luoghi esterni alla Provincia di Trento. 
  4. Essere sostenibile economicamente. Come ad esempio gli appartamenti che, ad Albiano, saranno messi a disposizione per dieci anni con un canone di affitto dimezzato rispetto a quello di mercato. Per il più piccolo si chiedono 158,64 euro/mese e per il più grande 383,60. Per questo si richiede ai partecipanti di avere un reddito minimo annuale (derivante da lavoro o pensione) che va da un minimo di 10.000 euro (per una persona) a 28.500 euro (per nucleo di 5 persone). Infatti, questi progetti sono rivolti ad una fascia di persone, sempre più ampia anche in Trentino, il cui reddito non è sufficiente ad accedere alle soluzioni proposte dal mercato tradizionale.

Se leggi questa Newsletter e non abiti in Trentino, abbiamo comunque una BUONA NOTIZIA 

Grazie ai nostri partners, e all’importante lavoro di ricerca fatto in tutto il territorio nazionale, abbiamo le conoscenze e la competenza per metterti in contatto con altri progetti sviluppati in altre regioni come: l’ Emilia Romagna, la Toscana, il Piemonte, la Lombardia, il Veneto e la Val D’Aosta.

Newsletter n. 42  giugno-luglio 2022 

Cohousing in Trentino: 5 appartamenti disponibili per la prima sperimentazione ad Albiano. Bando prorogato fino al 30 settembre 2022

E’ con entusiasmo che vi comunichiamo che, a meno di 20 chilometri da Trento, nel Comune di Albiano (a circa 650 metri di altitudine), a pochi chilometri dai laghi di Santa Colomba e di Lases, è partito il progetto “Casa dei Banai”. Una prima sperimentazione del modello abitativo collaborativo che coinvolge cinque appartamenti di un edificio recentemente ristrutturato grazie a un finanziamento della Provincia autonoma di Trento. Il progetto è rivolto a cinque nuclei familiari,anche unipersonali, che, condividendo l’idea di mutua solidarietà e collaborazione, intendono partecipare in maniera attiva alla condivisione degli spazi comuni a disposizione nell’immobile in cui andranno a risiedere.

Come avevamo già anticipato nella Newsletter N. 39 “Cohousing: il futuro dell’abitare collaborativo urbano in Trentino” (facile da rileggere scorrendo nel nostro sito alla sezione Newsletter) dalla Provincia Autonoma di Trento è arrivato un riconoscimento giuridico puntuale che introduce il modello del Cohousing fra le pratiche abitative provinciali. Un grande risultato che potrebbe rendere la Provincia di Trento un esempio al quale fare riferimento in Italia.

Ecco le caratteristiche salienti del progetto del Comune di Albiano:

  1. E’ sostenibile economicamente. Infatti, i 5 appartamenti saranno messi a disposizione per dieci anni con un canone di affitto dimezzato rispetto a quello di mercato. Per il più piccolo si chiedono 158,64 euro/mese e per il più grande 383,60. Per questo si richiede ai partecipanti di avere un reddito minimo annuale (derivante da lavoro o pensione) che va da un minimo di 10.000 euro (per una persona) a 28.500 euro (per nucleo di 5 persone).
  2. E’ intergenerazionale. Infatti è ammessa la partecipazione di qualsiasi tipologia familiare, dai single alle famiglie con figli, dai giovani agli anziani. E’ rivolto anche a persone provenienti da comuni esterni alla Provincia di Trento. Meglio se di età inferiore ai 35 anni o superiore ai 65.
  3. E’ orientato alla creazione di una comunità di abitare collaborativo. Nell’edificio è infatti presente anche una grande sala comune che diventerà il luogo della condivisione.

L’orientamento alla socialità, alla collaborazione e alla condivisione da parte di coloro che si candidano va segnalato in una lettera motivazionale. Se avete già partecipato ai nostri laboratori  formativi “ABC dello stare insieme” è utile evidenziarlo.

I nuclei familiari che prenderanno parte a questo primo progetto verranno selezionati attraverso un bando che è stato prorogato al 30 settembre 2022.  Se siete interessati verificate subito, nei dettagli, i requisiti per l’adesione al progetto. La domanda deve pervenire all’Ufficio protocollo del Comune di Albiano – Via S. Antonio, 30 – 38041 – Albiano (TN).

Potete comodamente visitare, anche ora, l’edificio messo a disposizione dal Comune di Albiano guardando il loro video che trovate sia nel nostro sito (alla sezione progetti) che direttamente nel sito del Comune di Albiano con le modalità e la documentazione. Ecco il LINK al sito del Comune di Albiano relativo a questo progetto. Suggeriamo di leggere attentamente tutti i file pdf, che devono essere scaricati, ed in particolare la descrizione degli appartamenti.

I cinque nuclei selezionati che si trasferiranno negli appartamenti di “Casa dei Banai” saranno supportati da esperti messi a disposizione dal Comune di Albiano per costituire il gruppo e definire “gli accordi di base” interni alla comunità di abitanti, strumento che darà concretezza al loro abitare collaborativo.

Newsletter n. 41 maggio 2022 

Clips: la comunità che vogliamo anche per proteggerci dalle insidie di un mondo difficile!

“È un mondo difficile
Una vita intensa
Felicità a momenti

E futuro incerto … 🎶 Così canta Tonino Carotone in una delle sue canzoni più famose. Se non la conosci cercala ed ascoltala. Ma anche se la conosci già … prenditi una pausa per te. Ti farà sorridere e ballare 😀

Non possiamo continuare ad esistere con il timore che … BUM 💥 … da un giorno all’altro, la tanto temuta guerra nucleare ci spazzi via senza un vero motivo se non la folle ambizione di potere e di prevaricazione di alcuni (non pochi, peraltro). Abbiamo bisogno di ritrovare i nostri sogni e i nostri momenti di leggerezza per non perdere la voglia di andare avanti. Lasciarsi coinvolgere e partecipare alla creazione di un mondo migliore a quello in cui siamo immersi ora è terapeutico! Ti fa andare avanti e resistere con la lo sguardo che vede oltre, ben oltre, le molte difficoltà.

Ed è così, con questa voglia di esserci e di partecipare insieme ad eventi che ti caricano di una potente energia positiva, che, come CohousingTrentino, abbiamo partecipato da 5 al 8 maggio alla 5° edizione del più straordinario Corso di Facilitazione per comunità: CLIPS. Creato e coltivato nel cuore delle più longeve e conosciute comunità europee.

Obiettivo? Divulgare la cultura dell’abitare collaborativo e supportare la creazione di gruppi di persone positive, capaci di incubare progetti di comunità “intenzionali e resilienti”: un Cohousing, un Ecovillaggio, un Coliving o un Circolo del BuonAbitare. 

Com’è andata? Tutti i partecipanti erano entusiasti. IMPARARE a STARE BENE insieme DIVERTENDOSI è ciò che di meglio si possa fare … a tutte le età. Questo breve video (CLICCA QUI) , realizzato da Michele Pierangeli, da già una buona idea.

Per tutti coloro che non hanno potuto partecipare ma che magari intuiscono che, alla prossima occasione, potrebbero voler essere con noi, ricordiamo che ho già raccontato cosa è CLIPS nella Newsletter N° 17 gennaio 2020, che si trova anche nell’archivio in fondo a questa pagina. (CLIPS: Community Learning Incubator Programme for Sustainability: come progettare Comunità sostenibili.

Perché CLIPS è considerato il miglior metodo/approccio alla realizzazione di progetti di Comunità? Perché è nato dall’esperienza di migliaia di persone che hanno costruito comunità che prosperano anche grazie ai metodi sviluppati e divulgati dai Facilitatori cresciuti in questa grande palestra di vita. La buona notizia è che avremo presto il sito “CLIPS Italia” che raccoglierà le esperienze migliori della cultura europea sviluppata nel “GEN Europe” e condita dall’estro e dalla genialità made-in-Italy.
Cos’è il GEN Europe? GEN Europe è la rete europea per ecovillaggi e comunità sostenibili. La visione dell’organizzazione è quella di un’Europa consapevole, resiliente e sostenibile in cui i valori e gli stili di vita dell’ecovillaggio e delle comunità intenzionali (anche di cohousing) siano ampiamente adottati. È un’organizzazione no profit nata nel 1996 e conta oltre 100 ecovillaggi e aspiranti progetti di ecovillaggio, 18 reti nazionali di ecovillaggi in 26 Paesi.
 
Per questo motivo CohousingTrentino ha scelto di collaborare ed essere ambasciatore del modello CLIPS e di promuoverne e divulgarne i metodi e le pratiche anche invitando i Facilitatori CLIPS nei percorsi di formazione che abbiamo organizzato a Trento con i laboratori dell’”ABC dello STARE INSIEME”.
 

Newsletter n. 40 aprile 2022 

CLIPS: per mangiare un uovo è necessario rompere il guscio🐣 

Provare, fare l’esperienza, lasciar sbocciare un intuizione: è primavera 🌻 ma usciamo da un inverno che, per molti, forse per troppi, non è stato una passeggiata. Il tema però su cui vogliamo portare la nostra riflessione non è da cosa vogliamo uscire. Ognuno di noi sta senz’altro cercando una via di fuga: dalla pandemia, dalla guerra, dall’eccesso di informazione, da una relazione che fa soffrire, da un lavoro che ruba la vita, dalla disoccupazione, dalla depressione ecc. ma sul COME vogliamo uscirne. In che modo vogliamo provare a rompere il guscio? 

Non abbiamo soluzione magiche per dare una svolta al mare di incertezze e di paure che, chi-più-chi-memo, affronta quotidianamente ma almeno stiamo andando verso l’estate. Cosa cambia? Dipende dalla nostra resilienza. In psicologia, dalla capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà. Un esempio? La storia di Carola, una giovane ragazza stanca di sentirsi insignificante davanti alla grandezza dei problemi da risolvere ma abbastanza tenace per non lasciarsi abbattere. C’è chi pensa al mare solo come una vacanza e chi invece comprende che è ora di agire e di compiere un primo gesto importante. Non è follia pensare di pulire il mare dalla plastica. Così come è saggio decidere di ritirarsi dal “mare delle informazioni e delle fake news senza rinunciare a mantenere un contatto con la realtà che ci circonda. Esercitare la resilienza in modo sereno e pacato è ciò che ci permette di non farci innondare dalla marea, dal caos, dall’inutilità e dal senso di impotenza. E’ bella la storia di come Carola e Slow News sono riusciti a superare le difficoltà mettendosi lentamente in cammino verso qualcosa che può fare la differenza: una piccola rivoluzione!

Prima però con CohousingTrentino vogliamo invitarvi a riflettere su questa opportunità da cogliere al volo rompendo il guscio della diffidenza e della resistenza al cambiamento. Come? Prendendo la decisione di venire con noi a Ventimiglia dal 5 al 8 di maggio per giocare con i Facilitatori CLIPS.  

Anche tu sei convinto che magari non riusciremo a sbarazzarci del Covid e delle guerre e forse neanche dei piccoli e grandi disagi della vita quotidiana ma che possiamo affrontare, giorno dopo giorno, la vita con resilienza e prenderci quei piccoli spazi di serenità? Allora ecco una bella opportunità che alcuni di noi hanno già colto: partecipare a CLIPS, un evento formativo che sarà alla sua quinta edizione. In sintesi l’insegnamento sarà sia teorico che esperenziale e verranno proposte diverse esercitazioni, momenti di condivisione, giochi di ruolo e attività per interiorizzare e imparare ad applicare il metodo proposto. Si lavorerà contemporaneamente a diversi livelli, e quindi anche su aspetti avanzati, in modo tale che il corso sia formativo anche per chi ne ha già seguiti altri in precedenza. inoltre, quest’anno, insieme a Riccardo Clemente, già presidente della Rete Italiana dei Villaggi Ecologici, sperimenteremo il nuovo gioco da tavola rivolto principalmente alle comunità e ai gruppi organizzati. Un gioco in cui scopriranno e proveranno semplici strumenti che possono supportare le dinamiche di gruppo nelle diverse situazioni che si possono affrontare. Dalle difficoltà da superare, alle decisioni da prendere. 

Per partecipare devi inviare entro il 30 aprile una mail all’indirizzo: clips.rive@gmail.com corredata da un breve curriculum delle esperienze che hai fatto nel campo della facilitazione e/o della gestione di gruppi. Se hai già partecipato ai laboratori “ABC dello STARE INSIEME” che abbiamo organizzato qui a Trento va segnalato ed è più che sufficiente! 

Il costo è di 350 euro e comprende le attività formative, il vitto e l’alloggio nell’Ecovillaggio di Torri Superiore. Le eventuali informazioni sulle modalità di pagamento saranno date con la mail di risposta in caso di accettazione. Il costo del viaggio non è incluso ma possiamo provare ad organizzarci. Per saperlo è utile se ci metti in copia della mail all’atto dell’iscrizione  cohousingtrentino@gmail.com . 

Alcuni di noi sono già iscritti e non possiamo garantire che ci siano ancora posti disponibili perciò, se ti interessa, attivati subito!

Ecco comunque la storia di Carola e Slow News. 

Buona lettura 🌻 (CLICCA QUI)

Newsletter n. 39 marzo 2022 

Cohousing: il futuro dell’abitare collaborativo urbano in Trentino

Dalla Provincia Autonoma di Trento arriva un riconoscimento giuridico puntuale che introduce il modello abitativo del Cohousing fra le pratiche abitative provinciali. Un grande risultato che potrebbe rendere la Provincia di Trento un esempio al quale fare riferimento in Italia. 

Ma quali sono le opportunità che si aprono e gli errori da non commettere lungo il percorso per un’innovazione urbana capace di generare buoni risultati?

C’è da riconoscere che – mentre la proposta di legge per il riconoscimento delle comunità intenzionali a livello nazionale promossa anche dalla Rete Italiana Cohousing – è ancora depositata in Parlamento ed è in attesa di essere calendarizzata e discussa, dalla Provincia Autonoma di Trento, arriva un riconoscimento giuridico puntuale che introduce il modello abitativo del Cohousing fra le pratiche abitative provinciali.

Ecco il link per tutti coloro che volessero seguire e supportare l’iter parlamentare: Clicca QUI

Quindi, un grande risultato, ottenuto grazie all’opera di sensibilizzazione di un gruppo di cittadini attivi ed esperti di “Cohousing Trentino ed al prezioso sostegno politico del sociologo e consigliere provinciale Alex Marini.

Un primo passo in tale direzione era già stato fatto a fine del 2019, con l’approvazione di alcuni emendamenti alla legge provinciale 7 novembre 2005 n. 15, “Disposizioni in materia di politica provinciale della casa e disciplina degli interventi provinciali in materia di edilizia abitativa”, seguendo la programmazione tracciata a livello internazionale dall’Agenda 2030

Recentemente, a dicembre del 2021, un ulteriore passo è stato compiuto con la redazione dei criteri attuativi da parte della pubblica amministrazione, che attraverso questa misura mira a promuovere la coesione sociale e a fare del welfare di comunità.
In sostanza, questo frame giuridico consente di dedicare dei fondi pubblici al risanamento e alla ristrutturazione di immobili al fine di renderli idonei all’uso da parte di comunità abitative che perseguono l’intento di abitare in modo collaborativo.

A contenere l’entusiasmo però c’è la realtà che la Giunta provinciale ha riservato in bilancio risorse utili a coprire solo un progetto in corso di realizzazione nel paese di Albiano. Per coloro che ne fossero interessati abbiamo pubblicato un articolo apparso anche sull’Adige: Clicca QUI.

Un’ulteriore riflessione aperta con gli esperti della struttura provinciale riguarda il fatto che un progetto di Cohousing non può riguardare solo il finanziamento della ristrutturazione di un immobile, che deve essere adeguato alle esigenze dell’abitare collaborativo e quindi con un buon bilanciamento fra spazi di privacy e spazi comuni. 

È altresì fondamentale promuovere la realizzazione di una comunità intenzionale.
L’arte del vivere assieme non è da dare per scontata. E’ semplicemente anacronistico pensare che basti creare degli spazi comuni perché le persone vadano ad abitarci e siano capaci di creare quell’organizzazione e quella armonia abitativa che un progetto di “abitare collaborativo” si prefigge.

Infatti, basta guardare alle liti condominiali. Non sappiamo vivere bene insieme. Neanche in famiglia o nel lavoro dove, di fatto, trascorriamo la maggior parte del nostro tempo. Un po’ a causa della cultura competitiva e individualista in cui siamo immersi, e un po’ perché nessuno ci ha insegnato a prendere decisioni consensuali, a praticare un ascolto attivo ed empatico, o ancora, a praticare una buona gestione del conflitto. Quel conflitto che, in questo periodo vediamo ogni giorno nelle immagini della guerra, è la causa di tutti i nostri problemi.
C’è un grande bisogno di imparare a riconoscerlo e gestirlo. Invece quasi tutti siamo convinti che avere delle competenze sociali sia un talento spontaneo. Non è così. Il conflitto è sempre latente e pronto ad esplodere con rabbia. Se vogliamo vivere serenamente insieme (in cohousing così come in famiglia o al lavoro) dobbiamo imparare ed allenarci a comprendere le nostre emozioni e gestirle prima che esplodano, in modo spesso irreparabile. Il metodo CLIPS (Community Learning Incubator Programme for Sustainability), maturato dall’esperienza delle varie realtà che compongono il GEN (Global Ecovillages Network), rappresenta un insieme di strumenti molto preziosi in tal senso, che Cohousing Trentino ha già avuto modo di fare propri in una serie di laboratori offerti dai migliori esperti internazionali. 

Ecco il link ai video-racconti dei nostri incontri: Clicca QUI.

Quindi, per essere concreti, con questi emendamenti e i relativi criteri attuativi abbiamo fatto il primo passo per portare la Provincia Autonoma di Trento a candidarsi nel diventare la best practice alla quale fare riferimento in Italia. Cosa possono fare ora i cittadini che vogliono vivere in Trentino per candidarsi per vivere in cohousing?

Al Servizio politiche per la casa ci dicono che ora è importante sensibilizzare il proprio Sindaco. E’ lui infatti che può fare la segnalazione di un immobile da ristrutturare in modo che, la Giunta provinciale, possa valutare l’eventuale assegnazione delle risorse necessarie. 

Cari Sindaci e cari Cittadini. Facciamolo! Nella Newsletter N.8 del febbraio 2019 avevamo già pubblicato tutte le istruzioni da seguire per presentare una petizione al proprio Sindaco.

A nostra volta, però, dobbiamo continuare a guardare a cosa succede nelle realtà europee. È fondamentale, per esempio, non selezionare individualmente attraverso bando le persone da inserire nel Cohousing. Serve invece un percorso formativo che agevoli la creazione di una comunità intenzionale solida, altrimenti il modello dell’abitare collaborativo in Cohousing rischia (com’è già successo in Italia in alcuni progetti che abbiamo visitato) di trasformarsi in un condominio, con le stesse liti e le stesse difficoltà abitative. 

Parallelamente alla ristrutturazione dell’immobile, infatti, va attivato un team che si occupa di agevolare la ricerca delle persone e di progettare un processo formativo con dei “Facilitatori specializzati”. Questo tipo di competenze sono diverse da quelle dello psicologo, del mediatore, dell’assistente sociale, dell’animatore ecc. 

La buona notizia è che, in Trentino Alto Adige, esistono già queste competenze acquisite e coltivate nelle migliori esperienze europee. 

Link alle nostre attività divulgative e formative.

Newsletter n. 38 febbraio 2022

Da Lumen verso San Cresci in Toscana: per “crescere
sani“

Cohousing Trentino ha partecipato, il 19 febbraio 2022, all’OpenDay dell’ecovillaggio “Comunità LUMEN” a San Pietro in Cerro a Piacenza perché loro stanno progettando la realizzazione di una seconda comunità abitativa, questa volta in Toscana, all’interno della tenuta di San Cresci, ristrutturando tre insediamenti posti nella parte più boschiva e meno “civilizzata”: Seggiano, Vitignano e Campiano. Il nuovo progetto Lumen San Cresci – Toscana sarà un ecovillaggio che punta all’autosufficienza energetica e alimentare, sviluppando nel tempo, gli stessi servizi interni sviluppati nella sede storica. Per noi di Cohousing Trentino – che stiamo organizzandoci per partecipare al loro secondo progetto in Toscana era importante visitare gli amici di Lumen sia per vedere cosa erano riusciti a realizzare, nel corso degli anni, oltreché per conoscere un po’ dei sessanta componenti di questa “comunità intenzionale e abitativa” considerata tra le più interessanti e ben organizzate in Italia.
 
Com’è andata? Molto bene.
Siamo arrivati e, poco dopo, eravamo già parte di un “cerchio di conoscenza” in cui, comodamente seduti su morbidi cuscini in una bella Sala da meditazione, grazie ad una divertente facilitazione guidata da Federico, dopo poco tempo, sapevamo già molte cose gli unidegli altri. Eh già. Perchè non c’eravamo solo noi arrivati dal Trentino, ma altre persone dal grande nord piemontese (Val d’Ossola) e dalla capitale romana. Cosa ci aveva spinti ad andare a Lumen? Che sogni avevamo da bambini? Cosa sentiamo di voler ancora realizzare? Che animale saremmo voluti essere? Tra le risate e i racconti, tra leoni, cerbiatti, aquile e bonobo ci siamo ritrovati a pranzare tutti insieme in un accogliente “mensa comunitaria” dove, Vincenzo, grande chef vegetariano (e non solo) ci aveva preparato un pasto biologico a base di focaccia fatta con il lievito madre e un ripieno di bontà per il nostro intestino. Che delizia per il palato e,
principalmente, per il nostro famoso “microbiota”. Oramai siamo tutti consapevoli che la nostra salute e il nostro peso dipendono da lui: quel complesso di batteri intestinali responsabili della digestione e dell’assorbimento del cibo che mangiamo.
La visita dell’ecovillaggio ci ha riservato molte sorprese interessanti. Grazie a Giorgio abbiamo tracciato la narrazione fotografica di piacevoli dettagli che pubblichiamo in calce.
Accompagnati da Valentina, abbiamo capito i valori dell’educazione parentale (autorizzata dal Ministero) e visitato l’aula dove i ragazzi hanno potuto studiare anche durante la pandemia assistiti dai genitori. Abbiamo visto la falegnameria e l’officina per le manutenzioni comuni, e passeggiato negli ampi spazi di gioco tra un bio-laghetto con la fito-depurazione e il parcheggio interno per auto, van e campers in condivisione. Molto importanti anche gli spazi di co-working per una miglior conciliazione vita-lavoro.
Insieme ad Alessandro abbiamo poi beneficiato di un un ora di profondo relax e di riflessioni sui valori condivisi nella comunità e sul loro percorso di crescita, di consapevolezza e lungimiranza. Abbiamo capito l’importanza delle loro meditazioni quotidiane e soprattutto dello stile di vita.
LUMEN ha a cuore la salute delle persone, degli animali e del pianeta. Sono convinti che il reale cambiamento sia possibile se diventa
parte dalle nostre scelte quotidiane. Per questo praticano e divulgano stili di vita che aiutano a mantenere la salute e la sostenibilità ambientale.
 
C’è stato anche il tempo per mangiare degli ottimi muffins preparati “ad arte”, bere tisane, caffè e chiacchierare all’Ecovillage Café.
Soprattutto abbiamo fatto molte domande. Eh già. Perché, tutti noi che eravamo arrivati fino a Lumen, volevamo sapere come avevano
intenzione di replicare questa esperienza comunitaria in Toscana.
In grande sintesi, il progetto di ecovillaggio a San Cresci punta all’autosufficienza energetica e alimentare, sviluppando, nel tempo, gli
stessi servizi interni sviluppati nella sede storica da noi visitata (Mensa comunitaria, Spazio gioco e parco giochi, Educazione parentale,
Sala meditazione, Spazi di co-working, Falegnameria/officina).
L’ecovillaggio intende inoltre sviluppare attività adatte a garantire nel tempo anche l’autosufficienza economica attraverso:
• Formazione in Naturopatia
• Ricerca nel campo della promozione della salute naturale
• Percorsi personalizzati di salute
• Eco-turismo
• Produzione di alimenti biologici
• Trasformazione di prodotti tipici del luogo
Se vi siete incuriositi e vi ritrovate nei loro valori (clicca QUI ) vi consigliamo davvero di programmare una visita. Sappiate però che non potete improvvisarvi ma bensì dovete registrarvi al prossimo OpenDay in calendario. Per scoprire la prossima data disponibile (clicca QUI ).
 
Se siete anche interessati a capire come Cohousing Trentino intende far parte del loro progetto a San Cresci contattateci e lasciateci i vostri riferimenti al nostro indirizzo mail 📧cohousingtrentino@gmail.com
 

Newsletter n. 37 gennaio 2022

Cosa serve per vivere una vita bella?

Nelle società dove i bisogni primari sono stati soddisfatti, i sondaggi mostrano che ottenere ricchezza e fama siano le chiavi per una vita felice. Almeno così pensa la maggior parte dei giovani adulti.

L’Università di Harvard, tra le più prestigiose al mondo, suggerisce invece che uno dei più importanti fattori per vivere una vita lunga e felice non è la quantità di denaro che accumuli o la notorietà che ricevi. Un barometro molto più importante della salute e del benessere, nel lungo termine, sono le tue relazioni con gli amici, la famiglia, il coniuge.

Questo è ciò che confermano alcuni dei risultati dell’Harvard Study of Adult Development. Un progetto di ricerca che, dal 1938, segue ed esamina da vicino la vita di oltre 700 persone e, in alcuni casi, dei loro coniugi. Lo studio ha rivelato alcuni fattori sorprendenti, e alcuni non così sorprendenti, che determinano se è probabile che le persone invecchino felicemente e in salute, o scivolino nella solitudine, nella malattia e nel declino mentale.

Robert Waldinger, direttore dello studio, ha raccontato alcuni dei risultati più sorprendenti del progetto di lunga data in un video (TED Talk) che ha ottenuto oltre 22 milioni di visualizzazioni.

Pubblichiamo i nostri risultati su riviste accademiche che la maggior parte delle persone non legge“, ha affermato il dottor Waldinger, professore di psichiatria presso la Harvard Medical School. “E quindi volevamo davvero che le persone sapessero che questo studio esiste e che esiste da oltre 85 anni. Siamo stati finanziati dal governo per così tanti anni ed è importante che più persone lo sappiano. Non solo gli accademici”.

Lo studio iniziò a Boston negli anni ’30 con due gruppi di giovani uomini molto diversi. In un caso, un team di ricercatori decise di seguire gli studenti universitari di Harvard fino all’età adulta per vedere quali fattori avessero giocato un ruolo importante nella loro crescita e successo. “Pensavano che all’epoca fosse posta troppa enfasi sulla patologia e che sarebbe stato invece utile studiare le persone che stavano andando bene nel loro sviluppo da giovani adulti“.

Lo studio reclutò 268 studenti del secondo anno di Harvard e furono seguiti da vicino, con frequenti interviste ed esami sanitari. Negli ultimi anni lo studio incorporò anche scansioni cerebrali, prelievi di sangue e interviste ai coniugi e ai figli adulti dei soggetti.

Più o meno nello stesso periodo, un professore della Harvard Law School di nome Sheldon Glueck aveva iniziato a studiare i giovani di alcuni dei quartieri più poveri di Boston, inclusi 456 che erano riusciti a evitare la delinquenza nonostante provenissero da famiglie in difficoltà. Alla fine i due gruppi vennero fusi in un unico studio.

Nel corso dei decenni, queste persone sono cresciute e sono diventati avvocati, medici, uomini d’affari e, nel caso di uno studente di Harvard di nome John F. Kennedy, Presidente degli Stati Uniti. Altri hanno preso strade diverse.Alcuni sono diventati alcolizzati, hanno avuto carriere deludenti o sono caduti in malattie mentali. Coloro che rimangono in vita oggi hanno superato i 90 anni.

Nel corso degli anni, lo studio ha prodotto molti risultati degni di nota. Ha dimostrato, ad esempio, che per invecchiare bene fisicamente, la cosa più importante che si poteva fare era evitare di fumare. Ha scoperto che l’alcol era la principale causa di divorzio e che l’abuso di alcol spesso precedeva la depressione (piuttosto che il contrario).

Lo studio non si è concentrato solo sugli uomini ma anche sulle loro mogli e sui figli. I ricercatori hanno iniziato a filmare le coppie nelle loro case, studiando le loro interazioni e intervistandole separatamente su quasi ogni aspetto della loro vita, anche i litigi quotidiani.

Quando i ricercatori hanno esaminato i fattori nel corso degli anni che hanno fortemente influenzato la salute e il benessere, hanno scoperto che le relazioni con gli amici, e in particolare con i coniugi, erano importanti. Le persone con buone relazioni erano protette dalle malattie croniche, dalle malattie mentali e dal declino della memoria, anche se quelle relazioni avevano alti e bassi.

Per buone relazioni non intendiamo che debbano essere sempre prive di qualunque contrasto. Alcune coppie di ottantenni affermavano di avere spesso delle discussioni, anche dei litigi. Ma fintanto che sentivano di poter davvero contare sull’altro quando c’erano in ballo questioni importanti, quelle discussioni non intaccavano la qualità e solidità della relazione“.

Il dottor Waldinger ha trovato che il risultato era simile anche nelle relazioni extra-familiari. Ad esempio. Coloro che erano riusciti a sostituire i vecchi colleghi con dei nuovi amici, dopo il pensionamento, erano più felici e più sani di quelli che dopo aver lasciato il lavoro, hanno posto meno enfasi sul mantenimento di solide reti sociali. “Più e più volte in questi anni il nostro studio ha dimostrato che le persone che se la sono cavata meglio sono state le persone che hanno coltivato buone relazioni con la famiglia, con gli amici e con la comunità“.

Il Dr. Waldinger ha riconosciuto che la ricerca ha mostrato un nesso di correlazione e non necessariamente una causalità. Vale infatti anche l’altra possibilità. Ovvero che le persone  più sane e più felici abbiano maggiori probabilità di creare e mantenere buone relazioni mentre, coloro che sono più fragili o malati, gradualmente tendano ad essere socialmente più isolati o incapaci di coltivare buone relazioni. Tuttavia, era innegabile che le buone relazioni sociali avessero avuto un ruolo causale nella salute e nel benessere a lungo termine.

Alla domanda su quali azioni concrete si possano quindi intraprendere, Il dottor Waldinger, sorridendo, risponde che ci sono molte possibilità.

Se siete interessati vi consigliamo di guardare il suo video che abbiamo pubblicato sul nostro sito per agevolarne la visione.Lo trovate scorrendo fino in fondo nella sezione “Esperienze” <LINK>.

Se abitate in Trentino e vi interessa sviluppare/migliorare le relazioni di vicinato ed entrare in contatto con altre persone per avviare un Circolo del BuonAbitare potete scrivere una mail a: cohousingtrentino@gmail.com

Se vivete in altre regioni potete mettervi in contatto con la rete nazionale scrivendo una mail a: info@buonabitare.com

Newsletter n. 36 novembre-dicembre 2021 

NUOVI STILI DI VITA: tempo-felicità ma anche buon vicinato-solidarietà.

E’ oramai confermato, sia da studi autorevoli che dall’esperienza personale di ciascuno di noi, che la mancanza di tempo libero o l’abbondanza di tempo libero non aiutano ad essere né felici né sereni. Anzi possono incrementare ansia e stati di depressione anche gravi.

E’ altresì conosciuto a livello mondiale che la solitudine è la concausa di mortalità anticipata. La solitudine è un epidemia che uccide silenziosa. Più dei virus.

Analizzando la nostra vita quotidiana ci è facile capire se siamo sereni e talvolta anche felici.

Come?

Ad esempio cercando di capire se, nonostante abbiamo la possibilità economica di soddisfare i nostri bisogni primari e fare shopping senza troppe restrizioni, avvertiamo un certo livello di insoddisfazione.

Oppure se la nostra giornata è un susseguirsi di tempo impegnato in compiti insensati e faccende inconcludenti, o in troppi impegni che si accavallano e ci lasciano esausti, stressati ed incapaci di apprezzare anche alcuni piccoli momenti di trascurabile felicità.

La mancanza di tempo nell’ultimo anno affligge l’80 per cento delle persone, sottolinea Ashley Whillans (1), sociologa canadese che studia scienza del comportamento alla Harvard Business School. Precisa anche come il tempo sia diventato ancora più povero, minato e frammentato da continue interruzioni e distrazioni (complici i social che pervadono le nostre vite), che definisce ‘coriandoli di tempo’ tanto piccoli ma così numerosi da occuparne buona parte.  “Il denaro può proteggere dalla tristezza ma non può comprare la gioia, il tempo sì – spiega Whillans. – Vorremmo tutti averne di più ma, nonostante questo, lo gestiamo in modo distratto”.

Quindi succede anche a chi ha molto tempo libero. Il lento scivolare dentro abitudini sempre più di “routine familiare” dopo che si è andati in pensione. Quasi non ci si accorge che, complice la pigrizia, si diventa incapaci di dedicare il proprio tempo a questioni rigeneranti. Certamente fare del volontariato aiuta ma non è sempre così gratificante. Perchè?

Ad esempio per il motivo che tendiamo ad entrare in dinamiche relazionali negative. Ripetere gli stessi errori comportamentali che abbiamo fatto a scuola, al lavoro e anche in famiglia o con gli amici. Eh già. Non è facile e soprattutto “non è da tutti” assumersi la responsabilità che se ci siamo ritrovati isolati, incompresi, inascoltati e messi da parte, forse un pò è anche merito nostro.

Facile giudicare l’altro. “Non è colpa mia se …”.  Quanto tempo passiamo a parlare male di qualcuno? Quante energie sprechiamo ad accusare altri di essere “diversi da noi”?

Quante volte sentiamo ripetere: “sono fatto/a così”; “sono un orso/a” e non posso farci nulla”; “meglio solo/a che male accompagnato” ecc.

Ci credereste che dietro a tutto questo malessere, disagio, cinismo, chiusura ed isolamento c’è la nostra incapacità di mettersi in discussione? Abbiamo eretto attorno a noi stessi (per difesa) muri di convincimenti sbagliati. Per fortuna ora, grazie alle neuroscienze cognitive, siamo in grado di comprendere perché il nostro cervello cade, spesso, in trappole che ci portano a prendere decisioni sbagliate ed anche lesive. Nel libro: “Che cosa abbiamo nella testa?” Boncinelli e Calvaruso, descrivono una decina di illusioni cognitive e una quarantina di bias (errori sistematici di valutazione) in cui tante, troppe volte, ricadiamo e ci facciamo del male.

Vogliamo continuare come sempre, un giorno dopo l’altro, a formare distrattamente quello che il grande Italo Calvino definisce: “l’inferno dei viventi”? O proviamo a: “cercare di saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio”?

Noi di Cohousing Trentino ci proviamo. Proponiamo nuovi stili di abitare collaborativo ma anche un ripensamento positivo al modo di stare insieme. Stiamo avviando dei Circoli del BuonAbitare a Trento.

Pensi che sia giunto il momento di dedicare un poco del tuo tempo a fare un percorso di crescita personale gratificante?

Se sei interessata/o ad unirti a noi SCRIVICI una mail a “Cohousingtrentino@gmail.com” oppure, ancora più facile, compila il modulo on line che trovi sul nostro sito <http://www.cohousingtrentino.it/about/#modulo2>.

Attivati ORA e ti terremo informata/o dei nostri prossimi incontri ed attività.

(1) per approfondimenti: “Time Smart: Tools for Reclaiming Your Time and Living a Happier Life” (Il tempo intelligente, strumenti per riconquistare il tuo tempo e vivere una vita più felice). Pubblicato nel 2020 per Harvard Business Review.

Newsletter N° 35 Ottobre 2021

Costruttori di Circoli del BuonAbitare: insieme possiamo 🌻.

Siamo quindi arrivati al nostro quinto laboratorio del percorso formativo: “ABC dello stare insieme ®” . Questo laboratorio è aperto a TUTTI. Anche a chi non ha già frequentato quelli precedenti. Per partecipare a questo evento – che si terrà a Trento, a Villa Sant’Ignazio, da venerdì 22 ottobre (ore 17:30) a domenica 24 ottobre (16.30) – basta iscriversi – ENTRO il 10 ottobre – compilando il modulo online (clicca QUI). Questo evento sarà promosso a livello nazionale ed è quindi importante sapere che raggiunto il limite di 25 partecipanti chiuderemo le iscrizioni. Perciò sarà considerata valida la data di iscrizione al modulo online.

Per tutti i dettagli alleghiamo la LOCANDINA.

Per chi ci legge per la prima volta ecco una breve descrizione del percorso formativo che abbiamo progettato insieme ai più qualificati formatori della Rete Europea GEN e con la collaborazione della Rete nazionale del BuonAbitare.

Insieme abbiamo capito come sia importante esercitare l’ascolto attivo, non giudicante ed empatico. Abbiamo imparato l’importanza di una comunicazione ecologica, non violenta che ci permetta di dire, con garbo, quello che pensiamo senza offendere chi ci ascolta. E’ stata una grande soddisfazione imparare a capire quando, dal semplice disaccordo su un argomento, si inizia, invece, a provare “quel disagio” che rende la nostra relazione con gli altri difficile … e riuscire, poco a poco, ad accettare questo disagio e gestirlo prima che diventi conflitto. Fondamentale poi, in qualsiasi gruppo, riuscire a prendere delle decisioni che siano abbastanza buone per tutti senza creare una minoranza di persone insoddisfatte che non avranno più la motivazione per supportarci, ma anzi, cercheranno, anche inconsapevolmente, di boicottarci.

Questo percorso formativo ci ha allenati alle dinamiche di gruppo e, cosa molto importante, ad organizzare “gruppi di lavoro utili ed efficaci”.  Ci ha aiutati, in sintesi, a rafforzare le nostre competenze sociali e le nostre abilità nello stare insieme.

Ci sentiamo pronti ora ad avviarci, passo dopo passo, verso la costruzione del primo nucleo di una “comunità intenzionale”: il Circolo del BuonAbitare. Da questo primo nucleo potranno nascere, nel tempo, comunità abitative residenziali più solide e durature come Ecovillaggi e Cohousing e nuovi modelli abitativi anche per senior.

Come farlo cercando di evitare errori e frustrazioni ce lo spiegherà il prof. Elvio Raffaello Martini, psicologo di comunità tra i più famosi in Italia (lo avrete senz’altro visto in TV) e già fondatore della Rete nazionale dei professionisti del BuonAbitare ed ideatore del Circolo del BuonAbitare. Insieme al prof. Enrico Bramerini, che, tra le altre cose, insegna Sociologia delle Comunità locali all’Università di Trento.

Con il patrocinio di alcune istituzioni locali che intendono aiutarci a trovare le sedi fisiche adatte per realizzare il Circolo del BuonAbitare in ogni quartiere, circoscrizione o paese, vogliamo dare vita a questo primo embrione di “cohousing diffuso”.

Una comunità intenzionale, formata da persone che abitano vicino e quindi radicata sul territorio. Persone che, pur continuando a vivere nei propri appartamenti (privacy) si incontrano, a scadenza regolare, in luoghi comuni messi a disposizione possibilmente da enti pubblici, con l’obiettivo esplicito di organizzare una rete di vicinato collaborativo e, quando possibile, anche solidale. 

Seminare questo embrione di comunità è fattibile ovunque. Se lo coltiveremo con passione, annaffiandolo con costanza, nascerà un bel fiore e, insieme a molti altri fiori, diverrà un giardino. 

Parafrasando Charles Durret, l’architetto fondatore del Cohousing nel mondo: “costruiremo insieme una società migliore: quartiere dopo quartiere”. Vuoi essere dei nostri? Ti aspettiamo.

Arrivederci a presto, insieme, per diventare costruttori di Circoli del BuonAbitare.

Cohousing Trentino con la Rete BuonAbitare

Newsletter N° 34 Settembre 2021

ABITARE COLLABORATIVO a Pantelleria: tra vacanza e convivenza. Iscriviti al Circolo del BuonAbitare. 

Quella appena passata è stata un estate particolare. Anche per noi di Cohousing Trentino.

Da tempo volevamo fare un esperienza di “abitare collaborativo” in un luogo che avesse le migliori caratteristiche possibili per godere sia della privacy necessaria che di zone comuni dove vivere – temporaneamente insieme – in modo collaborativo.

Dopo aver partecipato ad incontri e laboratori formativi sull’arte del vivere insieme volevamo provare l’esperienza di almeno quindici giorni di “vacanza-convivenza” in una bella isola del Mediterraneo. L’obiettivo era di auto organizzarci nella quotidianità per mettere in pratica quello che avevamo imparato ed esercitare consapevolmente (mindfulness) le competenze sociali acquisite: ascolto empatico, comunicazione non violenta ed assertiva, presa di decisioni consensuale, gestione degli eventuali conflitti, ecc.

L’opportunità di vivere questa esperienza straordinaria si è realizzata a Pantelleria, nel prezioso “dammuso” di una donna speciale. L’architetto Lucia Bisi, autrice, tra l’altro del nuovo libro “Il vento ce lo disse: donne nell’isola”, Bolis Edizioni.

Il suo dammuso infatti è molto bello ed ha le caratteristiche sostanziali per vivere l’esperienza di abitare insieme in modo collaborativo.

Come è andata ce lo racconta il video girato da Giorgio, uno dei partecipanti, che è un appassionato film-maker. 

ECCO IL VIDEO (clicca QUI).

Ce lo narrano anche le riflessioni di chi ha vissuto questa vacanza-esperienza.

“Ho accolto con entusiasmo l’invito di Cinzia per una vacanza esperenziale a Pantelleria. Per chi ama la natura l’isola è un sogno: un concentrato di energia della terra e del mare, arricchito dal sapiente lavoro degli uomini nel corso dei secoli. Aver letto prima di arrivarci il libro di Lucia Bisi, che ci ha ospitato, ha creato una base di conoscenza e curiosità; l’aver poi potuto conoscerne alcune protagoniste ha dato ancora più valore al viaggio. Il suo dammuso è molto curato, in posizione panoramica sopra valle Monastero; ciascuno di noi aveva una stanza con bagno, alcune più appartate, altre affacciate sulle parti comuni: il terrazzo esterno col grande tavolo dove si mangiava tutti assieme, un angolo con comodi cuscini dove fermarsi a chiacchierare dopo i pasti, la piccola cucina tutta per noi, la sala interna per quando era un po’ troppo ventoso.Due settimane sembrano tante, ma sono state poche per tutto quello che si voleva fare: nuotate e snorkeling, camminate, bagno turco in grotta, fanghi con argilla curativa al lago di Venere, relax nelle acque caldissime delle sorgenti termali in riva al mare…e poi cibo (voleva essere l’occasione di mangiare sano, ma qualche sgarro è stato impossibile evitarlo, tentati dalle delizie della cucina siciliana-pantesca). Grazie alla facilitazione di Cinzia abbiamo trovato il tempo anche per sperimentare “attività centrate sulle relazioni” che ci hanno dato momenti importanti di autoanalisi e confronto.La parte più difficile, per me che sogno comunità ma sono piuttosto riservata, è stata condividere quasi tutto il tempo con gli altri. In alcuni momenti ho proprio avuto bisogno di staccare e riposare, in silenzio, sola ma immersa nella natura aspra e bellissima di Pantelleria.” (M.P.)

Pantelleria mi ha rubato il cuore. È un’isola che seleziona chi la frequenta: ha scogli e non spiagge – tranne poche raggiungibili solo in barca – e gli accessi al mare comodi sono rari. Personalmente ho apprezzato moltissimo le sorgenti termali naturali aperte a tutti – uno dei tanti doni della natura vulcanica dell’isola – e il cielo notturno in cui splendono un numero incredibile di stelle e costellazioni e in cui è ben visibile anche la Via Lattea. A Pantelleria non esiste inquinamento luminoso e neppure quello acustico. Anche il clacson, il cui uso è talvolta necessario nelle strade dell’isola, piuttosto strette, viene impiegato con riluttanza, per rispetto al silenzio che la abita. Abbiamo fatto la spesa e cucinato assieme, condiviso i pasti, la macchina e gli spostamenti, le attività quotidiane. Sono state messe in comune le risorse e le abilità personali. Cinzia, con la sua profonda conoscenza dell’isola e di alcuni autoctoni, ha facilitato molto il nostro soggiorno. In quindici giorni ci siamo allenati a decidere assieme, mediando; abbiamo toccato con mano i nostri limiti rispetto alla convivenza; abbiamo sperimentato come il rango incide nelle dinamiche relazionali. Il lavoro con Lucilla Borio si è dimostrato prezioso. Ritengo l’esperienza positiva, perché ha accresciuto la consapevolezza di ognuno rispetto allo spirito collaborativo e a quant’altro è richiesto dall’abitare assieme intenzionale.(L.Z.)

“E’ stata un esperienza unica: bella e umanamente intensa. Ha regalato a tutti molti spunti di riflessione e di lavoro su di sé. Il clima, la bellezza dei luoghi e del “dammuso di Lucia”, la buona compagnia e le avventure esplorative quotidiane mi hanno appagato e, nel mare trasparente, mi sono potuto rafforzare nuotando in un acquario spettacolare. La via lattea, lo zibibbo e il passito ci hanno donato momenti magici di bellezza e di crescita personale coerente ed armoniosa.”(G.F.)

Adoro Pantelleria e conosco molte delle donne protagoniste del bel libro di Lucia Bisi. Ispirarmi a lei e alla bellezza  che ha saputo creare nel suo “dammuso” mi è stato facile. Quella era la location giusta per vivere questa esperienza di abitare collaborativo. Una “vacanza-convivenza” con persone che avevano frequentato il percorso “ABC dello stare insieme”. In qualità di promotrice e coordinatrice dell’evento ammetto che  – a volte – è stato impegnativo per i molteplici ruoli e responsabilità che ero tenuta a sostenere.Confesso comunque che ripartirei anche domani per rifare l’esperienza. Ringrazio dal cuore 💞 i miei compagni di viaggio e di avventura per averla condivisa.(C.B.)

Siete stati il miglior gruppo che abbia mai ospitato”. Sostiene Lucia Bisi 😀.

E’ nostra intenzione ripetere questa esperienza. Ogni anno sia in primavera (per anticipare l’estate) che in autunno (per prolungarla). Per partecipare a questa attività di “abitare collaborativo: tra vacanza e convivenza” sarà necessario aver frequentato almeno due o più dei laboratori esperenziali “ABC dello stare insieme” organizzati da Cohousing Trentino durante l’anno.

A tal proposito ecco il prossimo evento in calendario. Da venerdì 22 ottobre, alle 17:30 a domenica 24 (16:30 circa). E’ aperto a tutti, anche a coloro che non hanno partecipato ad altri moduli formativi purché muniti di mascherina e di Green Pass o tampone fatto entro le 48 ore (perché si svolgerà in una struttura che lo richiede). La sala sarà comunque molto spaziosa e, tempo permettendo, usciremo anche all’aperto. 

Per ulteriori dettagli ecco il link alla LOCANDINA (clicca QUI) che contiene tutte le informazioni necessarie (leggetela per intero, grazie).

Per ISCRIVERSI, fino ad esaurimento dei posti, entro il 10 ottobre basta compilare il modulo on-line. (Clicca QUI)

L’iscrizione è da ritenersi vincolante alla partecipazione e verrà quindi chiesto di versare il contributo comunque (salvo impedimenti eccezionali che dovranno essere comunicati almeno 10 giorni prima dell’evento).

Vi aspettiamo per un’altra avventura in cui imparare ad attivare, ovunque viviamo, un Circolo del BuonAbitare ❂. 

La vita è più bella se la condividiamo 🌻

Newsletter N° 33 luglio-agosto 2021

ABITARE COLLABORATIVO: Cohousing, Ecovillaggio o Coliving? Iniziamo dal Circolo del BuonAbitare.

Anni di esperienze,studio e visite a molti progetti in Italia ed in Europa ci suggeriscono di condividere alcune osservazioni che pensiamo possano essere molto utili. Soprattutto i più significativi errori che abbiamo visto compiere in buona fede e nelle migliori intenzioni.

  1. confondere un gruppo di amici, con cui ci troviamo bene a trascorrere dei momenti conviviali, con una “comunità intenzionale”;
  2. essere convinti che basti essere socievoli e/o simpatici per creare spontaneamente una “comunità intenzionale”;
  3. credere che aver individuato un bel immobile, un edificio idoneo, una casa che ci piace sia il primo passo per avviare un progetto di abitare collaborativo;
  4. scambiare il bisogno di uscire dai nostri problemi personali (un rapporto di coppia in crisi, una depressione, la condizione di solitudine, dei problemi economici o dei disagi relazionali o psicologici, ecc.) con la convinzione che un progetto di Cohousing, Ecovillaggio o altro possa risolverli.

Prima di partire per qualsiasi progetto comunitario chiediamoci, onestamente, se una o più delle riflessioni sopra descritte ci riguardino. Se la risposta è affermativa non dobbiamo affliggerci. E’ normale cadere in “trappole cognitive”, convinzioni sbagliate, confusione, errori di valutazione o nella mancanza di oggettività di giudizio. Se siamo riusciti a riconoscerci in almeno una delle condizioni descritte è un ottimo segnale. Vuol dire che ne abbiamo consapevolezza. Questa è la condizione fondamentale per affrontare un qualsiasi progetto di comunità.

Non significa che non possiamo aspirare alla realizzazione di un progetto di comunità. Essere consapevoli che possiamo essere noi i “portatori” di nostri problemi personali nel gruppo è il primo passo giusto per evitare di trasformare un progetto in un naufragio. Chiediamoci infatti cosa possiamo portare nel gruppo per dare valore aggiunto alla comunità. Parafrasando il famoso discorso d’insediamento del presidente J. F. Kennedy: “non chiederti cosa può fare la comunità per te, chiediti cosa puoi fare tu per la comunità” . Se non siamo convinti di poter portare agli altri qualcosa di utile è probabile che, prima, abbiamo bisogno di affrontare un nostro percorso personale di crescita.

Questa è la motivazione per cui, insieme ai migliori formatori di comunità, cerchiamo di accompagnare i progetti di abitare collaborativo con un percorso di crescita personale che affronti i temi essenziali dello stare insieme.

Siamo capaci di ascoltare l’altro in modo attivo ed empatico? Capiamo quando stiamo entrando in disagio e le nostre reazioni sono aggressive? Diciamo o facciamo cose di cui poi ci potremmo pentire? Prendere decisioni ci crea tensione, tendiamo ad adeguarci con rassegnazione o ad imporci? Non siamo in grado di esprimere con chiarezza quello che pensiamo e quindi rinunciamo per non fare brutte figure? Siamo convinti che la colpa sia sempre di qualcun altro? Troviamo spesso delle scorciatoie per non affrontare questioni che ci disturbano? Sono tanti i “bias cognitivi” in cui spesso cadiamo senza rendercene conto.

Prendersi il tempo per affrontare, insieme ad altre persone ben motivate, un percorso di crescita personale è il miglior investimento che possiamo fare su di noi e, di conseguenza, sul gruppo e sulla comunità che vogliamo creare.

Siamo giunti alla quinta tappa del percorso “ABC dello stare insieme” e il prossimo laboratorio, che abbiamo intenzione di organizzare in autunno, è focalizzato sulla creazione di un Circolo del BuonAbitare.

Ci siamo infatti chiesti come semplificare l’approccio all’abitare collaborativo. Prima di partire con un più complesso e costoso progetto di Cohousing o Ecovillaggio, vale senz’altro la pena affrontare una dimensione più leggera che chiamiamo “Cohousing diffuso”.

Una cosa non esclude l’altra. Anzi teniamo ben presente le caratteristiche essenziali di un progetto di Cohousing. Consideriamo che i tempi di avviamento di un progetto di Cohousing o di Ecovillaggio possono essere molto lunghi, anche perchè la ricerca di un immobile è spesso un’attività complessa. Partiamo invece dalla possibilità che tutti abbiamo, senza dover lasciare l’appartamento dove stiamo vivendo, di creare una comunità di “vicinato collaborativo”: un Circolo del BuonAbitare.

Anche se non avete potuto partecipare ai precedenti laboratori dell’ “ABC dello stare insieme” potrete essere con noi in questa esperienza che ci metterà in gioco insieme al prof. Elvio Raffaello Martini, noto psicologo di comunità e fondatore della Rete del BuonAbitare.

Per chi non ha partecipato ai precedenti laboratori, abbiamo creato una serie di video che raccontano l’esperienza realizzata insieme e che danno un idea dei temi che abbiamo affrontato e delle attività che, passo dopo passo, ci hanno fatto capire quanto sia bello ed importante imparare l’arte del vivere insieme. Questo link alla sezione Formazione del nostro sito vi permette di scegliere quali video vedere FORMAZIONE.

E’ nostra intenzione riproporre l’intero ciclo dei laboratori esperenziali “ABC dello stare insieme” ed insieme a Formatori e Facilitatori, abbiamo maturato la convinzione di creare una Scuola permanente dell’abitare collaborativo per dare la possibilità a tutti di sapere che esiste un modo migliore di ABITARE e di vivere,  e che partecipare ad un progetto di abitare collaborativo è forse l’esperienza di crescita personale più significativa che si possa fare.

Fare click o muovere il mouse sulla finestra qui sotto, o farla scorrere toccandola, per leggere tutte le news.

Click QUI, se la finestra non scorre.